Da un articolo de LaStampa online del 11/8/2012:
Tra un mese sarà consegnata alla città l’area delle ex Teksid e Michelin. Una scommessa di rinnovamento lanciata nel 2004 e costata 70 milioni.
Non lasciatevi fuorviare dagli alberi esili come fuscelli. Li hanno piantati da poco, ci vorranno mesi perché svettino e scaccino quel senso di vuoto e incompiuto. E non fatevi indurre in errore dall’erba alta e dalle aiuole incolte tutto intorno: non sono retaggio dei cantieri, ma il segno più visibile (e profondo) della crisi, che ha lasciato Comune e quartieri senza soldi e li ha costretti a tagliare - e non poco - sulle manutenzioni del verde. Però Parco Dora è una storia chiusa. Manca un mese, o quasi, poi verrà consegnato, con circa cinque mesi di ritardo rispetto alle previsioni. Dei cinque lotti, quattro sono terminati. Ne manca uno, l’area Michelin, che ruota intorno alla torre evaporativa degli ex stabilimenti, conservata a memoria del passato industriale della Torino che fu: i lavori sono in capo alla presidenza del Consiglio, si stanno ultimando i viottoli asfaltati, poi sarà fatta.
La scommessa
Era il 2004, quando Peter Latz, l’architetto che ha plasmato il parco post-industriale Thyssen nel Bacino della Ruhr, vinse il concorso internazionale bandito dalla città per trasformare questo frammento di Spina 3. Tre anni dopo il parco è stato inserito tra le opere da realizzare per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Gli unici fondi stanziati dallo Stato per Italia 150 (oltre alla Broletto di Novara), prima che Tremonti chiudesse i rubinetti, sono confluiti qui, un’area di 456 mila metri quadrati su cui un tempo sorgevano fabbriche e ferriere, e ora ha trovato posto uno dei più grandi parchi della città. Settanta milioni di euro: la metà da Roma, il resto diviso tra Comune e Regione, per integrare alcuni monumenti al passato industriale - la torre di raffreddamento della Michelin, lo scheletro dello strippaggio e la centrale termica delle acciaierie Fiat - con il verde e la Dora, secondo il progetto di Latz. Nel 2008 sono partiti i lavori. Ora siamo alla fine. Ha cambiato pelle mese dopo mese. Quasi in silenzio, un pezzo alla volta: prima l’area Ingest, accanto alla chiesa del Santo Volto, poi il Valdocco, ai lati del cantiere del passante, quindi l’ex strippaggio. Un ponte è andato in pensione e ne è nato uno nuovo, sulla Dora.
L’ultimo miglio
Corso Mortara non c’è più: ora è una distesa d’alberi e verde, e per sbucare in via Potenza si imbocca un sottopassaggio aperto qualche mese fa.
Un prato scosceso verso la Dora, alberi, aree attrezzate per il gioco e per il barbecue, percorsi pedonali fino al livello dell’acqua. Una spiaggia urbana, sempre che qualcuno metta mano alle sponde della Dora e le ripulisca dalla distesa di rifiuti e copertoni ammassati sulle sponde. Fantascienza? Può darsi. Il progetto, però, è quello. E l’area Michelin sta prendendo forma così: gli alberi li hanno appena piantati, e anche l’erba è stata seminata. Entro settembre il cantiere smobiliterà, poi sarà solo questione di tempo: che gli alberi crescano e l’erba faccia altrettanto. Quanto alla Dora, oggi scorre lenta, dentro un letto troppo grande. In autunno cominceranno i lavori per riportare alla luce anche il tratto di fiume oggi coperto: La Regione ha vinto il ricorso contro Fintecna, la società controllata dal ministero dell’Economia, che ora dovrà provvedere alla stombatura del fiume e farsi carico dei lavori. Gli altri lotti sono finiti. L’area Ingest, accanto alla chiesa del Santo Volto: giardini acquatici, prati, alberi, aree gioco, terrazzamenti verso via Val della Torre e, sui muri di un ex capannone industriale, un giardino protetto con specie vegetali particolari.
Le trasformazioni
Il lotto Vitali, l’ex strippaggio delle acciaierie Teksid: parco archeologico industriale, sul modello della Ruhr, foresta d’acciaio, pilastri rivestiti con verde pensile. Potrebbe essere la nuova casa dei grandi eventi underground: Movement è stato un successo, l’anno prossimo potrebbe toccare a Traffic. L’area Vitali, un sistema di passeggiate, aiuole e fontane con muretti di pietre ingabbiate, 320 alberi, e una lama d’acqua lunga 600 metri che scorre tra piante che la depurano.
I nodi scoperti
Accanto all’area Vitali, tra il ponte e il cantiere del passante, resta un’area che sembra abbandonata. È un esperimento: Torino, con altre 10 città, è entrata a far parte di un progetto le per la bonifica delle aree dismesse sfruttando piante capaci di estrarre poco alla volta i metalli dai terreni. Si chiama «phytoremediation»: in accordo con l’Università di Torino sono stati accumulati terreni inquinati scavati nella valletta del lotto Michelin e piantati alberi che verranno via via rinnovati. La prova durerà tre anni, poi si capirà se i terreni sono stati davvero bonificati. La vera incognita resta questa: parco Dora riuscirà mai a essere davvero un parco o si porterà dietro per sempre i retaggi del suo passato industriale? I comitati di residenti da anni chiedono risposte certe sull’inquinamento dei terreni e delle falde acquifere. Il Comune si è impegnato a intervenire. In alcuni pozzi di rilevazione delle acque sotterranee di Spina 3 persiste cromo esavalente con valori superiori ai limiti di legge. Per ridurli si inietteranno nei pozzi sostanze zuccherine che dovrebbero trasformare il cromo esavalente nel meno pericoloso cromo trivalente.
In fondo, la sfida si gioca tutta qui: dimostrare che il passato non è per sempre, e anche una delle aree più inquinate di una città può trasformarsi in un polmone verde. Ma senza dimenticare quel che è stato. Lo scheletro della Teksid e la torre Michelin resteranno lì a ricordarlo.
Andrea Rossi