Prima e dopo il cantiere sulla Dora

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Tra le righe del seguente articolo si parla di trattative per fare a Torino nel parco Dora, il concerto del 1° maggio nel 2011.

Da TorinoClick del 23/03/2010:

Tutti concordi questa mattina i commissari della Commissione cultura nel decidere di licenziare per l’approvazione in Sala Rossa la mozione di valorizzazione della memoria industriale della Spina 3. Una zona dal passato ambientale fortemente compromesso, ora in via di definitivo risanamento, legata a un ricchissimo patrimonio di esperienze umane. Il documento, sottoscritto sei mesi fa da alcuni consiglieri di maggioranza, era stato presentato con l’intenzione di impegnare l’Amministrazione Civica a fare l’impossibile per non disperdere la memorialistica operaia, aziendale, sindacale e più in generale del lavoro consumato nell’area dove sono sorti negli ultimi anni, al posto delle fabbriche dismesse, numerosi edifici residenziali, servizi del terziario e aree commerciali e proseguono spediti i lavori sui 450mila metri quadrati del futuro Parco Dora che sarà inaugurato nel 2011 in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Un intervento le cui linee guida sono state definite dall’architetto tedesco Andreas Kipar e la progettazione porta la firma dello studio Peter Latz e associati.

La Spina 3 è uno dei più grandi interventi del piano regolatore. È un perimetro di oltre un milione di metri quadrati che racchiudeva un tempo operosi fabbricati industriali, dismessi intorno agli anni Ottanta. In questo luogo per gran parte del secolo scorso hanno funzionato gli impianti siderurgici Valdocco, Vitali, Valdellatorre, con le loro ciminiere sbuffanti giorno e notte e hanno alacremente lavorato intere generazioni di maestranze, così come è avvenuto non diversamente nelle attigue fabbriche Michelin, Paracchi, Fiat Nole, Ingest, Officine Savigliano. Proprio nell’area ex Michelin, in corso Mortara, è stato realizzato il villaggio media per le Olimpiadi invernali del 2006. Qui è stata costruita la nuova sede della curia torinese e la Chiesa del Santo Volto. Qui c’è Environment Park e il Museo A come Ambiente, che sta per raddoppiare la superficie espositiva. Si tratta insomma di un ambito in cui si avverte forte la metamorfosi urbana. Decine di cantieri hanno mutato radicalmente i tratti salienti della forte industrializzazione novecentesca.

Accanto al piacere per il rinnovamento e della bonifica del territorio alligna la preoccupazione che corrisponda la rimozione del valore del passato. A tranquillizzare i convenuti in Sala capigruppo, al piano nobile di palazzo Civico, sono intervenuti gli assessori Mario Viano (urbanistica) e Fiorenzo Alfieri (cultura). È toccato al responsabile di questo secondo assessorato smentire i timori di una dispersione del ricco repertorio di testimonianze proveniente da questi quartieri. Alfieri ha premesso che un anno fa il Consiglio comunale aveva approvato allo scopo di tutelare la memoria una “carta del patrimonio culturale” e spiegato che l’anno prossimo nella Sala del Voltone, a Palazzo Madama, nella centrale piazza Castello per raccontare i 12 mila anni di storia torinese sarà inaugurato il centro di interpretazione dell’Ecomuseo urbano. Sarà un museo sui generis, alla testa di dieci sedi decentrate, incrementato in misura permanente dalla mermorialistica, proprio allo scopo di salvaguardare dalla dispersione la storia più recente. Il comitato Parco Dora, dal canto suo, sta completando un centinaio di schede, che saranno rese pubbliche sul sito dell’Ecomuseo.

Nei prossimi giorni, peraltro, il comprensorio dell’asse della Dora concorrerà a un bando regionale per il reperimento di fondi da dedicare alla ricerca storica. In un crescendo di attenzione la Commissione cultura si è sciolta con il desiderio di convincere gli organizzatori romani del concerto del 1° maggio a trasferire l’esibizione del 2011 a Torino, a Parco Dora. Sarebbe un grandissimo omaggio al lavoro nel 150° perché si potrebbe allestire in uno spazio grande oltre una volta e mezza piazza San Carlo (13 mila500 metri quadrati, 300 metri x 45), sul selciato di una ex fabbrica, in mezzo agli alti pilastri superstiti della Vitali. Giusto dove un tempo c’era il capannone dello strippaggio, un procedimento chimico legato alla lavorazione industriale.

Gianni Ferrero